Biblioteca: 19 maggio, Maura racconta.
Maura, 19 Maggio2015
…. Al mese di maggio si va al Rosario, nel mese della Madonna, ai nostri tempi guai se i bambini mancavano al rosario, però era una buona occasione perché si arrivava dieci minuti prima e così si giocava tutti insieme perché poi si doveva andare a dormire.
Renata:” eravate in tanti?”
Maura: “Tanti come adesso, solo che adesso non li portano più. Ai nostri tempi guai se mancavamo: il parroco ci veniva a prendere a casa.”
Ride “E ogni sera bisognava arrivare con un fioretto scritto su un pezzo di carta da mettere in un cestino del tipo non guardare la tv dei ragazzi,cose di questo tipo, non mi ricordo grandi rinunce. “
Maura al pascolo non ci andava, al massimo andava con sua mamma “nei fagioli” a sarchiare i fagioli, a raccoglierli o a fare il fieno:
“ Al pomeriggio presto non si poteva andare nei campi o nel fieno perché faceva caldo, allora riuscivo a scappare mezz’ora a mia madre e venivo in piazza, ma poi lei arrivava a recuperarmi. Al pascolo non si andava più come invece era all’epoca di mia mamma.
Quando avevo quattordici o quindici anni io sarei andata via di corsa dal paese, c’è stato un periodo in cui mio papà lavorava come camionista insieme a mio zio che abitava a Millesimo, in quel periodo io avrò avuto una decina di anni, forse ero anche più piccola, si sei o sette anni e sentivo in casa che si parlava di andare a vivere a Millesimo, per mio padre sarebbe stato più comodo, e io ero così contenta, … ma poi non se ne è fatto più niente perché mia nonna si è ammalata e mia nonna da sola non la si poteva lasciare,mia nonna è morta nel ’68. Le medie le ho fatte comunque a Millesimo , da mia zia, poi le superiori le ho fatte a Ceva.
Millesimo , dal punto di vista architettonico mi piace ancora adesso, ma la gente era di una antipatia, si sentivano di un gradino più su. Nella mia classe molti venivano da paesi intorno e quelli di Millesimo si sentivano più su, forse erano i bambini che erano così antipatici, ma a Ceva non succedeva questo …. razzismo.
Enrico “Sarà stata la fabbrica che dando un po’ più di benessere… “
Maura “ Può darsi , poi magari eravamo più ricchi noi di loro. “ Ma loro vivevano anche in modo diverso? chiede Renata.
“Si, si loro erano già abituati ad andare nei negozi, nei piccoli supermercati, e si compravano tutto. Noi non eravamo così. Noi andavamo nell’orto , andavamo a prendere le uova nel nido delle galline. Poi certamente alcune mamme dei miei compagni non uscivano di casa se non si cambiavano.
Anche la pettinatrice. Io non mi ricordo di esserci andata qui, avevo i capelli lunghi e a Millesimo li ho tagliati cortissimi, con un enorme dispiacere di mio padre, che quasi piangeva . Ricordo che quando si è sposato Giancarlo che è mio zio, io e mia cugina avevamo dodici, tredici anni e allora ci hanno portato dalla parrucchiera tutte e due insieme e ci ha fatto un’acconciatura… ( rivolgendosi ad Enrico) chiedi a Rosa che ti faccia vedere la foto, ma non ridere, se ridi ti tiro una scarpa.”
(Risata generale!) “Allora avevo ancora i capelli lunghi, In terza media li ho fatti tagliare e quando sono arrivata a casa mio padre si è quasi messo a piangere per il dispiace, lui adorava i capelli lunghi. Io poi non li fatti più crescere tanto.”
R.: “ E dopo le medie?”
M.: “Sono andata a Ceva a studiare, perché nel frattempo avevano messo il pullman, credo nel ’71, mentre durante le medie non c’era ancora, è per quello che le medie le ho fatte a Millesimo, stavo da mia zia.
A Ceva avevo un rientro pomeridiano e il pullman di pomeriggio non c’era e così veniva a prendermi mio papà. Mi fermavo a mangiare alla mensa, era sempre lo stesso menù , sempre . Una pasta al pomodoro che faceva schifo, o erano penne o erano eliche, di secondo polpette che quando le schiacciavi con la forchetta facevano “ sciff, sciff” ( risate) eh, hai capito, e dei fagiolini. “
Renata chiede se il mangiare ripetitivo fosse stato anche in famiglia, magari nelle generazioni più anziane, ma Maura non si ricorda. R. chiede anche se si ricorda qualcosa che l’avesse colpita di quello che si raccontava degli anziani.
M. : “ Beh, tipo mia nonna, mi ricordo che aveva sempre il minestrone che bolliva, mia nonna Rosina, l’altra nonna la ricordo molto meno perché ero molto piccola, ricordo che mia mamma mi mandava da lei a farle compagnia, mentre mia mamma andava nei campi a lavorare.”
Maura non si ricorda cosa facesse e ipotizza che la nonna le avrà raccontato una storia, o che lei avrà fatto i compiti. Mia nonna era stata operata ad un seno ed aveva un braccio che non lo usava più, anche perché , a quei tempi, c’erano meno cure specifiche. Ricorda l’odore della minestra.
Maura allora mangiava poco, non aveva mai fame e non c’era qualcosa che l’attirasse in modo particolare. Adesso, dice ridendo, mangio perfino la minestra!
“Dell’infanzia cosa ricordi” chiede Renata. Maura immagina fosse stato giocare: “ Anche perché mia mamma non mi lasciava tanto, in genere si giocava fuori, ricordo l’altalena, attaccata alla trave del fienile, si giocava in cortile con chi era lì, soprattutto ricordo il fratello di Giuliana, un pochino più giovane di me, poi c’era il figlio di Angela, c’era Carlo Scarzella, una cosa che mi ricordo tanto era la mamma di Giuliana quando correva dietro a Bruno con una rama che tirava fuori dalle fascine e poi girava intorno alla cascina
E lo “ scuriva” e lo beccava.. cosa faceva Bruno? Mah, i bambini son tutti uguali, solo che c’è chi picchia e chi non picchia. (risate) Mia mamma non mi ricordo che picchiasse, magari tirava qualche calcio nel sedere, che non ti beccava.” Enrico le chiede se si ricorda come erano gli anziani, se erano amorevoli, se erano severi. Maura ricorda il papà di Remo, Alfonso, era un tipo alla buona, ed era terrorizzato dai cani e dove adesso sta Giancarlo c’era lo zio che raccattava tutti i cani immaginabili e possibili, che poi partorivano. Alfonso , alla sera, quando era in Piazza aspettava che qualcuno tornasse a casa, anche noi bambini, per avere compagnia quando doveva passare davanti ai cani. Ricorda anche Elvira, una persona molto istruita, ricorda Vico, il nonno di Remo che si sedeva sopra una pietra rotonda sulla quale ora Giuliano ci tiene un vaso.
Enrico: “Adesso pensando a quei tempi c’è un’emozione, una nostalgia?”
Maura: “ Una nostalgia per gli anni passati, perché si era giovani.. non per qualcosa in modo particolare. Era tutto molto normale.. non c’era niente di particolare”
Renata: “ E il presente?”
Enrico: “ Gli anni da segretaria comunale in paese?”
Maura: “ Tante trasformazioni non ci sono state, in questi trent’anni. Quando sono entrata in comune , trent’anni fa ,ci saranno stati centocinquanta persone residenti, adesso sono cento venti. Ecco una cosa che mi ricordo è quando tutti andavano via, famiglie che magari andavano a vivere a Millesimo. Però allo stesso tempo non è che mi rendessi conto di quello che succedeva. Sentivi dire: “Oh, lo sai che tizio va a stare a Rocca Vignale… erano proprio famiglie, quelle che si spostavano, Muccin aveva cinque figli, e forse c’era anche un fratello di lui o di lei. Hanno ancora un terreno sopra il campo da tennis. Saranno stati gli anni tra il ’65 e il ’66. Si, erano quelli gli anni dell’abbandono. Forse ci va Giorgio a pulire, una volta all’anno, tanto per togliersi le bisce da casa. Il calo demografico di questi ultimi trent’anni non dipendeva da chi andava via, ma dai morti che superavano le nascite.
Oppure come… come?.. come il Sindaco, che si è sposato nel ’96, ‘97 o giù di lì e poi sposandosi se ne è andato anche come residenza. Luigi Rebuffo lo stesso. Giuseppe no, perché lui la residenza l’ha sempre mantenuta in paese. “
Renata: “ E persone che sono arrivate?”
Maura: “Non mi ricordo, o era gente del posto che rimaneva qui, come è successo a noi,oppure Mimi e Giovanni, loro sono tornati qui, m a quei tempi non lavoravo ancora in Comune, che hanno restaurato la casa della Bechinetta, la chiamavano così perché, credo, è sotto il cimitero, era l’ottantaquattro.
“Quali cambiamenti vorresti per il paese? Se fossi tu sindaco? “ Scherzando dice che manderebbe in pensione l’impiegata“ Poi dopo averci un po’ pensato questa è la sua risposta:
“ Quello che vorrei che succedesse sarebbe un’inversione di tendenza. … vorrei vedere le case del paese tutte piene di gente, vorrei vedere la piazza piena di bambini che giocano, vorrei vedere la riapertura della scuola elementare. Si, lo so tutte utopie, purtroppo credo che non vedrò nulla di tutto questo.
Quindi la mia risposta definitiva è che mi aspetto sempre qualcosa di meglio che forse è un po’ troppo, ma ho bisogno di crederci.”