Biblioteca: 23 giugno, la signora Marisa racconta
Riassunto signora Marisa: incontro del 23 giugno 2015
Con Marisa ci incontriamo in biblioteca. Lei è accompagnata dalla figlia Micaela e dal nipotino Pietro.
Ci racconta che la mamma, incinta di lei in tempo di guerra, era tornata a Castelnuovo per partorire. I suoi genitori stavano a Casalidora perché il padre lavorava alla Montedison di Bragno. In seguito tornano a stare a Casalidora, e quando lei inizia le scuole, i primi quindici giorni li faceva a Castelnuovo perché il padre era un appassionato cacciatore . Aveva così amici sia a Casalidora, sia a Castelnuovo. Qui venivano anche in vacanze. Ricorda il viaggio in pullman , con sua mamma, fino a Roccavignale, lì venivano raggiunte dal padre e dal fratello, fino a Castelnuovo passando dal mulino del nonno di Lorenzo. Quando il padre, originario di Priero, va in pensione si trasferiscono definitivamente nel paese di origine di sua mamma e da Castelnuovo non si è più spostata.
Marisa ricorda come una volta fossero tutti molto uniti, mentre ora sono un po’ disgregati. Ricorda che prima di sposarsi lei e la mamma andavano dalla zia Secondina, cognata di sua madre, dove si radunavano diverse altre persone, a trascorrere la serata, mentre suo padre andava a giocare a carte all’osteria o in Società e, al ritorno, passava a prenderle dalla zia.
“Una volta si stava bene con tutti – spiega Marisa – Ma poi è venuto che ciascuno si è ritirato un po’ troppo in casa sua. Son tutti bravi, ma c’è un’altra cosa, prima c’erano due messe alla domenica, gli uomini alle dieci si trovavano tutti in piazza a fare una chiacchierata in attesa della messa delle undici. Adesso siamo tutti più presi. “
Suo papà ha sempre lavorato volentieri in fabbrica, era un uomo molto preciso, era fabbro e la stessa precisione la metteva anche nei lavori in campagna. Marisa ricorda ancora come lei si arrabbiasse quando doveva raccogliere il fieno sotto il controllo paterno, che imponeva i suoi metodi. Racconta anche che il padre, quando è andato in pensione ha rinunciato alla liquidazione , cinquecentomila lire nei primi anni settanta,per permettere al figlio di entrare al suo posto. Il figlio, suo fratello, non era molto contento perché gli piaceva anche il lavoro da muratore che stava facendo, ma ha ubbidito a suo padre.
Anche per il marito di Marisa la campagna è il suo secondo lavoro, mentre il primo è stato quello di falegname.
“ La contadina sono io”- dice soddisfatta Marisa. Come tutti i contadini oltre a lavorare la terra avevano anche delle mucche. Della stalla ricorda la vendita di latte alla centrale di Savona, ma anche i continui lavori che venivano richiesti dall’Asl: il refrigeratore per il latte, una stalla apposta per tenere il latte. Alcuni interventi vennero fatti, ma nello stesso tempo il ridursi delle quote latte 9 quintali all’anno, l’ammalarsi delle bestie li hanno portati quindici anni fa a chiudere definitivamente la stalla. Ricorda una pezzata rossa che produceva 35 litri di latte al giorno, andava munta anche tre o quattro volte al giorno, ma dato che lei non era molto adatta a mungere ci pensava suo marito: due volte al giorno, prima di andare a lavorare e quando tornava dal lavoro. Della vacca pezzata rossa, racconta anche che dovendo partorire fece tutto da sola e quando il marito volle avvicinarsi gli tiro un gran calcio facendolo finire tra le zampe delle altre vacche e fu solo grazie al fatto che queste non lo calpestarono, che tutto finì con solo un grande spavento. Marisa spiega che il comportamento dell’animale era dovuto al senso protettivo verso il proprio vitellino e per il fatto che quel tipo di mucca era abituata a partorire da sola, senza l’intervento dell’uomo. Avevano anche galline, ovaiole, e conigli. Quest’ultimi li tenne fino a quella volta in cui tutti e diciotto le morirono di colpo: li trovarono una mattina morti, con un filo di sangue al naso. Ora tiene solo le galline ovaiole, le compra, mentre una volta si mettevano le uova a covare. Ora è più semplice prenderle già cresciute e vaccinate. Parlando degli animali si entra così nel mondo delle loro malattie, delle cure, o dei trattamenti come quello della fecondazione artificiale. Una malattia molto grave era la brucellosi dei bovini, in quel caso la bestia andava ammazzata, per evitare il diffondersi della malattia che può passare anche nell’uomo, e un’orecchia, quella che aveva il bollo,andava portata all’asl. Il rimborso era di cinquanta mila lire, mentre il costo d’acquisto era stato di cinquecento mila lire.
In campagna aravano, coltivavano fagioli, patate e fieno principalmente, un altro prodotto tipico di Castelnuovo era il legname.
Marisa ricorda come lei e i figli si facevano trovare pronti, al ritorno del marito, verso le sei e mezza per andare nei campi, “sembravamo tre militari” finendo a volte per cenare verso le dieci di sera. Il figlio, giovanissimo aveva imparato a usare il trattore e, ancora le viene il magone ricordando come questo ragazzo, tornato a casa dopo gli esami fosse tornato a casa e avesse ripreso come tutti i giorni il suo lavoro, mentre i suoi compagni erano andati a festeggiare al mare.
Oggi i suoi figli, ormai grandi, vivono fuori Castelnuovo, Micaela con il marito e il piccolo Pietro a Sassello e il figlio a Valleggia, vicino a Quiliano.
Marisa l’anno scorso ha avuto un brutto incidente con un macchinario che le ha fratturato una gamba in più punti. Oggi comunque, grazie a lunghe cure e diversi interventi può dirsi guarita, in ogni caso non ha perso la sua forza d’animo, né il suo sorriso, anzi, mentre ci avviciniamo al termine dell’incontro, ci racconta questo divertente ricordo di Rosina, l’ultracentenaria di Castelnuovo, scomparsa all’inizio di quest’anno.
“ Qui, d’estate, mia mamma e qualche altra vicina si mettevano in piazza, al fresco. Io se avevo mezz’ora di tempo venivo in piazza e Rosina un giorno è uscita, ma aveva le pantofole al rovescio. Io non osavo dirle niente, aveva già più di novant’anni, ma alla fine le dico: “Rosina, scusatemi, ma vi siete messa le scarpe al contrario…”
“Me le sono messa apposta- fa lei- perche se no le consumo tutte da una parte, e adesso così le consumo da tutte e due le parti!!”
“State sicuri che non ho detto più niente.” Conclude Marisa ridendo.
“ Il paese ce l’ha un futuro?” chiede Enrico
Marisa, un po’ dubbiosa: “ Ma, non lo so. Speriamo di si.” Enrico : “ In realtà non è difficile solo per Castelnuovo, è difficile da per tanti…” Marisa: “ A me piace, io ci sto volentieri “.
Questa di Marisa è la ventiquattresima intervista. Continueremo, ma dopo una pausa che ci permetterà di rielaborare il materiale raccolto. A presto allora