Biblioteca: 24/03/’15, Angela e Alma raccontano
RIASSUNTO DELLA REGISTRAZIONE
Un mese è passato dall’ultima intervista, quella con Maria e Mimì. Riprendiamo oggi, ormai in primavera, in compagnia di due signore, una
“ forestiera”, ma che vive qui, da cinquantasette anni, Angela, e insieme a lei c’è la signora Alma, nata e vissuta sempre a Castelnuovo. Sono amiche, ma anche imparentate da quando Angela si è sposata con Giulio ed è venuta a vivere qui, lasciando a Murialdo la sua famiglia di origine: madre, padre e i suoi fratelli.
Siamo arrivati a Castelnuovo salendo in mezzo ad una nebbia leggera, ma estesa. L’assenza dei colori è quasi totale nei campi e sugli alberi, sulle facciate delle case umide e lungo la strada bagnata. Solo il verde dei prati, emersi dalla neve, e le macchie giallo pallido delle primule riescono, anche se velati dalla foschia, a non farsi spegnere completamente e ammiccano una primavera lenta a stabilirsi.
Angela è tornata da Pietra Ligure dove da molti anni trascorre i mesi invernali, prima in compagnia del marito, adesso da sola dopo che undici anni fa è rimasta improvvisamente vedova.
Un dopopranzo , all’ora del caffè.
Né l’ambulanza, né l’elicottero sono potuti servire. Un grande, grandissimo dolore per lei, per i tre figli, per i tanti nipoti.
Angela è rimasta sola nella grande casa di famiglia dove aveva iniziato la sua vita di sposa insieme al marito e ai suoceri, ai tre figli nati dopo due gravidanze non giunte a termine. Qui ha amici e parenti, i figli e i nipoti che la vengono a trovare. In paese si trova bene, tanto da averne nostalgia quando scende in Riviera, dove anche lì ha molte amicizie e non le mancano le telefonate o le visite dei compaesani.
I suoi genitori e i suoi suoceri erano tra loro amici, ma fu una visita dei suoceri che andavano al Santuario del Deserto a farle conoscere il loro ragazzo, Giulio e…
E l’otto giugno del 1957 Angela e Giulio iniziarono la loro nuova vita.
Ai suoceri, o ai nonni come dirà anche Alma, era ancora abitudine dare del voi e si rispettavano gli ordini che loro impartivano. La suocera, bravissima, molto timida, le muore molto presto. Lei continua a lavorare con il suocero in campagna, mentre il marito, dopo aver lavorato nell’Acquedotto prima di sposarsi, si era messo a lavorare alla costruzione dell’autostrada. Giulio passerà poi a lavorare alla ferriera.
Ed è con Giulio, in pensione dal lavoro nelle industrie, che inizierà ad andare dal ’94 a Pietra Ligure.
In campagna, quando Angela lavorava con il suocero non c’erano macchinari e si faceva tutto a mano . Le falci grandi usate dagli uomini e i falcetti dalle donne o da tutti, quando si tagliava il grano. Angela elenca i loro prodotti: granoturco, patate, fagioli bianchi, che facevano seccare e vendevano in grandi sacchi di iuta ad un cognato che li commerciava. “ Si raccoglievano, li si faceva seccare al sole” racconta, poi si battevano e si vagliavano. Altri prodotti da commerciare erano il granturco,e la legna, i pali per le vigne.
Ma quelli erano anche gli anni che per gli uomini si aprivano nuove possibilità di lavoro: l’acquedotto e poi l’autostrada, ma anche la ferriera di Lesegno, in seguito la fornace di Sale Langhe, oppure l’Acna di Cengio: tutti posti da raggiungere rigorosamente a piedi. E alla fine dei turni si può così tornare a lavorare in campagna e dare una mano.
Ma a piedi va anche Angela, quando vuole andare a trovare sua madre a Murialdo, un’ora e mezza di percorso.
Alma, al contrario di Angela, non si è mai spostata dal paese e suo marito è stato prima il compagno di giochi, insieme andavano al pascolo e frequentavano la stessa scuola in paese.
Anche lei conosce i ritmi del lavoro in campagna, entrambe sottolineano come in campagna ci sia sempre da fare, ed elenca veloce e sicura le varie attività: a marzo le fascine, poi si seminavano le patate e , poi a maggio la meliga, il fieno a giugno, poi veniva il grano, , quindi si raccoglievano le patate, poi i fagioli, e quindi la meliga. C’erano poi le castagne, il fogliame da mettere nelle stalle, il giass, e solo allora arrivava il periodo per fermarsi e…scaldarsi.
I lavori in campagna venivano svolti sotto la guida, o sotto il comando del capofamiglia, che finché era vivo era il nonno. Gli ordini non venivano trasgrediti, e ai vecchi si ubbidiva anche quando si era grandi e si era formata una nuova famiglia.
Entrambe lo motivano con il fatto che in campagna c’è sempre da fare e quindi dovunque tu eri collaboravi alacremente.
E poi, possiamo aggiungere, quanto in una precedente intervista diceva Mimì che erano proprio loro i capofamiglia, a dare per primi l’esempio con il loro lavoro e quindi non potevi sottrarti anche se si aveva una nuova famiglia a cui badare.
Arriverà infine anche in paese il tempo dei macchinari sia in campagna sia nelle case, e la vita prenderà nuovi ritmi.
Durante il tempo di una sola vita oggi, chi è nato in questi paesi, può dirsi testimone di profonde trasformazioni di cui i loro anziani , loro stessi e i loro figli e nipoti ne rappresentano i vari momenti
Mentre i loro figli hanno fatto ancora le scuole elementari in paese, i loro nipoti sono dovuti andare a Priero , ma tutti loro hanno potuto continuare gli studi. Così il lavoro essenzialmente agricolo degli anziani, si è mutato in un’attività commista tra campagna e fabbrica dei loro mariti, mentre figli e nipoti prendono nuove e più varie strade che li portano ad allontanarsi sempre più dal paese, anche se non manca chi vorrebbe tornarci più stabilmente.
Ascoltando sia Alma sia Angela, ancora una volta si ripropone lo stretto intreccio di amicizie e parentele che esiste da sempre tra gli abitanti di paese, e ancora una volta viene confermata l’innata ospitalità di Castelnuovo e,nel salutarci e promettendoci di incontrarci ancora, Angela lo conferma dicendo: “ Certo, è bello potersi vedere.”
Mentre rientriamo ancora percepiamo, guardando i prati e i boschi che vanno celandosi nell’oscurità della sera, lo spirito degli anziani.
Ancora sentiamo le difficoltà e i limiti in cui essi si sono dovuti muovere, e ancora più ammirevole diventano la loro volontà e la loro tenacia nel difendere, o nel tentare di far progredire la propria famiglia, perché così facendo, davano vita all’intero paese.
Loro erano costretti, per le scarse opportunità dei tempi, in binari stretti; forti solo del valore di libertà e di dignità che sapevano trovare nei gesti che quotidianamente compivano sui propri campi, nei loro boschi, tra le loro bestie.
Noi, persone di questo tempo complesso e sempre più astratto e artificiale, ricco di stimoli e di possibilità, potremmo impegnarci a cercare un ulteriore futuro alle loro tante, antiche, lontane intenzioni. Cercare di non lasciarle vivere solo nell’emozione dei ricordi, sapendo che i ricordi svaniscono se non prendono corpo, giovane e nuovo, nel presente.