Biblioteca, 28 luglio: il sindaco, Mauro Rebuffo, conclude la prima serie di interviste; un video con alcuni brevi estratti della serie sarà proiettato in cappella venerdì 14 agosto, ore 21.00

Data la non  eccessiva lunghezza, quella che segue è la trascrizione completa, non il riassunto come fatto con gli altri intervistati: conserva quindi imprecisioni ed espressioni tipiche dell’oralità espressa nel piacevole contesto informale della biblioteca.

M. : “ Ricordi? Un mucchio. I ricordi da bambino  penso siano quelli che rimangono più nel cuore e più nella mente. Io adesso ho cinquant’anni e i miei ricordi vanno a quando avevo dieci anni. A dieci anni  le cose che mi rimangono più in mente sono proprio le persone: la quantità di persone , io ero piccolo e abitavo su alle case Soprane, e con mio papà, specialmente la sera d’estate,  uscivamo. Lui mi prendeva per mano e venivamo in piazza, io tutto contento come se dovessi  adesso, andare a  prendere il treno  per andare a Torino. Venivo in piazza e c’eravamo un mucchio di bambini. Ancora  adesso quattro sono della mia leva del ’65, tre del ’64 poi c’erano quelli un po’ più piccoli, comunque quindici bambini c’eravamo e lì, giocavamo a nascondino, rialzo, pallone, di tutto un po’, giocavamo tutta la sera. E quello era proprio una bellezza; d’estate in piazza con tutte le persone sedute intorno alla piazza, c’erano le panche, e mi ricordo -un altro ricordo bello nitido-  il ristorante, proprio sulla piazza. Nella casa rosa gestito da mia zia e lì la gente dentro. C’erano quattro o cinque tavoli con il gioco da carte: la Cascina, Tre sette,… noi entravamo, uscivamo, entravamo, uscivamo e mio zio, c’era anche mio nonno,: “ Ma state fuori!. “ Noi bambini dentro, fuori, dentro, fuori, eravamo un disturbo per loro. Un altro bel ricordo ce l’ho del mese di Maggio , quando c’era il rosario per la Madonna : Noi venivamo, non tanto per il rosario, ma per il dopo. All’uscita dal Rosariolì c’era il divertimento.  C’era tutto il paese,  uscivamo e da lì si iniziava un gioco eccezionale fino a quando tuo papà ti diceva: “Alé, andiamo!” “ Ancora un po’,  no, ancora un po’..”, come fanno adesso i miei figli, ma era proprio una bellezza.

Poi crescendo…, verso i tredici, quattordici anni, qui a  Castelnuovo  il ricordo dei villeggianti. Venivano su soprattutto le mamme e figli, stavano il mese di agosto, o di luglio e di agosto e il papà veniva per una o due settimane,lui lavorava in genere in fabbrica .

C’erano tanti villeggianti, tante ragazzine, incominciavano le prime storie, quelle che ti rimangono in mente: le prime fidanzatine, le prime volte che dai la mano ad una ragazzina, che vai in giro per il paese, ti nascondi un po’. Di sera  si incominciava ad andare verso la Cappella, alla Cappelletta, al Pino, alla Torre, me lo ricordo molto bene, queste ragazzine erano molto ambite  da noi del paese e c’era un po’ di rivalità; quindi  alla sera si capiva come stava andando, chi andava alla Cappella, chi al Pino o alla Torre.   Questi sono  i ricordi, i ricordi belli che ti rimarranno  per sempre.    Poi, andando avanti, con l’età, tutti avevamo il motorino. Incominciavamo ad uscire oltre il paese, fino ai quindici anni al massimo  a Montezemolo al bar,  poi piano, verso i sedici, diciassette, diciott’anni   le serate del sabato sera per andare  a ballare e anche qua c’erano dei movimenti importanti: dovevi cercare in settimana di  capire con chi potevi andare a ballare, chiedevi ai più grandi : “   Te sabato dove vai?  Ma loro magari avevano già un impegno e allora non ti dicevano vado alla GÖba , vado al Crist, allora cercavi di farti buono un amico più grande,      e magari a lui non interessava portarti,   e cercare un passaggio.  Poi l’adolescenza, poi si cresce,  hai la macchina e si incomincia a girare, a lavorare.

I ricordi più belli, anche perché sono i più remoti sono quelli da piccoli.

Un  altro ricordo forte che ho è quando incominciava  ad  arrivare luglio e che mio papà  mi faceva andare nei campi, come tutti, nel fieno, … nei fagioli, andavo anche mal volentieri, ma intanto dovevi andare e tutti questi villeggianti che arrivavano e tu non vedevi l’ora  di scappare: “E’ arrivata quella là.” Ti dicevano. Avevi voglia di andare  a vedere, di andare  a salutare invece raccogliere il fieno, scaricare. Uscivi solo alla sera, come mio papà.  Questi qua sono i  ricordi più belli. Poi andando avanti, con la macchina le cose cambiano,  fai anche amicizie fuori, quindi cambiano, non conosci più l’intimità del  paese, cioè non che non conosci più hai altri orizzonti, quindi si indeboliscono i vecchi rapporti, anche perché anche i tuoi coetanei lavorano, vanno fuori, chi non c’è più, chi si sposta.. viene a mancare questa intimità di quando sei piccolo, e anche il tuo paese è quello lì, tutto lì, e avevi tutto  a portata di mano. Poi da lì c’è stato proprio un salto perché crescendo hai orizzonti fuori , sei anche poco  a casa, anche vivendo qua ti sposti continuamente perché il lavoro è fuori.

Quindi c’è questo  vuoto, anche se non è un vuoto perche  hai vissuto qua e passi proprio agli anni attuali, al lavoro, alla famiglia e  quant’altro.

L’allontanarsi dal paese.     Renata osserva che poi si è trasferito dal paese e Mauro Rebuffo riprende: “ Si, poi quelle sono scelte che uno fa in base al lavoro, dove ce l’ha, in base alle sue convinzioni e noi, quando ci siamo sposati, ci siamo spostati  a Ceva….”

Renata interviene nuovamente osservando, anche in base alle precedenti registrazioni di testimonianze che questo trasferirsi  a Ceva ha fatto parte di un certo periodo.

M. Rebuffo osserva che gli spostamenti su Ceva ci sono ancora adesso e sono motivati dal lavoro, da dove si ha l’attività, gli obiettivi.  “ la vita si è complicata, ci sono i figli con il loro andare in piscina, in palestra, a corsi, un po’ qui e un po’ là. Adesso, con  i miei quattro figli , se fossi qua sarei solo in macchina avanti indietro, su e giù.”

Enrico, ridendo, osserva che se facesse la piscina qua il problema scomparirebbe.  M. Rebuffo, riprende il filo del discorso: “ E quindi le cose cambiano, rimane sempre il tuo paese, perché fino a pochi giorni fa avevi i tuoi affetti qua, quindi ancora adesso ci sono altri affetti, però purtroppo  il lavoro… e nel momento in cui siamo il lavoro e è proprio il centro di tutto, dopo la famiglia questo è il problema principale,  costringono  a queste scelte. Qui ci sono anche dei giovani  e dei meno giovani,  che hanno fatto invece la scelta di fermarsi qui.

I ricordi belli qui sono quando eri piccolo, poi dopo i venticinque anni ti sposi, metti su famiglia e allora concentri l’attenzione su queste cose, quindi la tua vita si sposta   a Ceva, anche se qua finché ho avuto i miei genitori facevo una seconda vita qua. Ma poi anche per altre attività: io venivo su anche  per la legna, per la campagna, e quant’altro, però questi sono ricordi diversi di quando ero bambino: delle “fidanzate” o di quando era maggio, questi ultimi, di questi anni, sono ricordi diversi, meno forti, allora sapevi che se venivi in piazza e dieci bambini c’erano  per poter giocare.

R. : “ come viveva allora i lavori in campagna?”    M. Rebuffo: “ Per me era un po’ pesante quando mio papà mi diceva “ C’è il fieno” quando io sapevo che venivano su queste ragazzine,  e così facevamo un po’ tutti… A me la campagna piaceva, e ancora la continuo  a fare , soprattutto la legna, ho ancora tutta l’attrezzatura,  e il sabato quando posso prendo il trattore e la motosega e vado, magari con un figlio o due, perché sono ancora appassionato della campagna, e non è detto che un domani mi metta di nuovo a coltivare, non si sa, ma a me piace.  Non mi piaceva allora , quando avevo quindici , sedici anni”

La passione per la campagna me l’ha data mio papà, lui era preciso, segnava quando seminava i campi quanti chili di fagioli ci metteva; lui alla fine della stagione sapeva esattamente il guadagno di quel campo lì; quante pertiche ci volevano, quante se ne erano rotte. Non dell’intero, ma di quel campo lì. Sapeva tutto di tutto.  Poi lui li coltivava bene, sapeva  e aveva un modo di fare, anche in campagna, preciso e accudiva bene le cose, poi anche nella vendita, nella commercializzazione lui era già un po’ più avanti rispetto alla media, caricava la macchina, andava al mercato  a Boves, lui era uno di quelli che si era organizzato con Riccardo, Dante per il mercato  a Montezemolo, a lui questa attività gli piaceva, e lo faceva volentieri. A me sono rimasti questi ricordi di lui che  lavorava la terra bene, con passione, ma anche per trarne il maggior profitto.  La storia dei fagioli di Castelnuovo è anche abbastanza complessa: siamo partiti come vendita diretta. Passava un signore, un commerciante di Ceva , Bruno di Priero, e passava tutte le sere nel periodo buono , lasciva davanti alle case un sacco, che poi pesava e pagava. Poi andando avanti nel tempo si è capito che era un sistema che lui, che era una persona, senz’altro positiva : veniva, pagava e dava un tot. Io mi ricordo poi che successivamente, mio papà, Luigi quello di laggiù , Giovanni, due e tre, insomma,  si caricavano la macchina e andavano al mercato o a Boves o a Castelletto Stura. E dai mercati laggiù a qua c’era una bella differenza, pur vendendo sempre a dei commercianti.  Ricordo che mio papà diceva che prendeva il doppio e delle volte un po’ meno, comunque meritava andare con quattro o cinque sacchi sulla macchina, in quei mercati a vendere.

Poi c’è stato il periodo che facevamo parte di una cooperativa: l’Asprofrut una cooperativa di Centallo, ci davano le cassette, noi sistemavamo bene i fagioli in queste cassette, da fare bella figura, poi venivano su con il camion, caricavamo queste cassette e alla fine , una volta al mese, ci pagavano. Questo è durato non tanti anni.. Un aneddoto che mi ricordo è quando uno di questi camion, pieni  di cassette si è rovesciato nell’aia di Jolanda.  Tutte queste cassette di cartone, tutte impilate, il camion era bello pieno,  qualcosa ha ceduto e si sono rovesciate tutte le cassette.  Poi, nel comune di Montezemolo il sindaco Robaldo si era organizzato con alcuni, tra cui mio papà, di Castelnuovo e  altri di Montezemolo e uno  di Campetto. Questo mercato è andato avanti per un bel po’ di anni, una decina se ricordo bene.  Però poi diminuendo la quantità, diminuendo i coltivatori negli ultimi anni si era ridotto a una barzelletta: veniva no uno o due commercianti, che come poi abbiamo capito si mettevano d’accordo  sul prezzo e tutto finiva lì.  A me piaceva parecchio, ne piantavamo parecchi di fagioli  e io l’aiutavo,  a quelle poca, anni novanta, avevo sui  venti, venticinque anni.

E Castelnuovo oggi chiediamo?

M. Rebuffo: “ Non è semplice, il fatto di essere a fine corsa, cioè qua le strade arrivano, ma si fermano. E’ un vantaggio da alcuni punti di vista: l’aria, la mancanza di rumori, la bellezza del territorio incontaminata , una serie di fattori , però c’è uno svantaggio e lo vediamo: Montezemolo che è a cinque chilometri, in un territorio simile al nostro ci sono comunque situazioni diverse, c’è gente che arriva, passa lì sulla strada di passaggio ed è un vantaggio. Valorizzare che qua  siamo senza strada di uscita è poi compito nostro . Trovare, avere delle idee da portare avanti. Sarebbe un bene.

Mi rendo conto che una persona che ha una attività venire qua apposta, crea dei problemi: il fatto di essere scomodi  a centri più grandi come Ceva e Millesimo non va sottovalutato. Questo implica che la gente preferisce comprare, affittare, farsi la casa a Priero nel nostro fondovalle, che non   a  Castelnuovo.  Qua avrebbe l’opportunità di spendere meno come ristrutturazione e oneri o per l’acquisto dei terreni, poi però ci mette il fatto di non aver servizi. Il fatto ,come dicevo prima, è che la società, soprattutto avendo i figli ti porta a spostarti non tanto per la scuola, perché c’è il servizio, ma per le attività accessorie del pomeriggio. Questo per le giovani coppie è considerato un problema.  Secondo me c’è  poi il fatto estivo: le donne adesso lavorano  rispetto a venti,  trenta anni fa quando  le mamme e i figli venivano qua in villeggiatura, e stavano due mesi, mentre il padre li aggiungeva per quindici giorni.  Quello era il nostro turismo che oggi non ci può più essere.

Adesso  che anche le mamme lavorano nei quindici giorni di ferie preferiscono  andare in montagna, non merita più affittare una casa per tutto l’anno per venirci solo per quindici giorni.

Il futuro ? Il futuro è tutto da inventare, sono le idee che contano, idee buone per il paese come quelle che stiamo portando avanti con questa casa in donazione. Questa potrebbe essere un modello replicabile enne volte , il fatto di poterlo dare ad un affitto bassissimo, dargli dei terreni da coltivare, anche non come attività principale, ma come attività accessoria. Uno magari lavora a Ceva o a Millesimo e  poi fare come facevano una volta : qua aziende agricole negli ultimi anni  ce n’erano tre o quattro, ricordo Remo, Dante, ma i campi erano comunque tutti coltivati, era un’agricoltura a tempo perso, era un reddito accessorio, era una salvaguardia del territorio che andrebbe ancora bene. L’agricoltura  oltre a dare un reddito aiuta il territorio:si  puliscono le strade e le cunette, ai tagliano le erbe, le runze.. un’agricoltura nuova dovrebbe inventarsi , soprattutto qua a Castelnuovo non una cultura estensiva, ma di qualità, intensiva, magari nuove coltivazioni ma anche ,  la lavorazione dei prodotti .

Inventarsi qualcosa. Impensabile adesso dire mi metto  a seminare fagioli. Impensabile nel senso che quello che interessa è il reddito. Perché per passione lo fai un anno, ma se non guadagni… deve rendere perché coltivare costa, costa di fatica, costa tempo, insomma deve esserci del reddito prima di tutto.

Per quanto riguarda il turismo … diciamo che è un po’ tutta una catena, noi abbiamo degli esempi anche buoni, tutto [andrebbe] collegato, magari una persona viene qua a comprare del formaggio,passa al bar e dà un agio anche al bar, vede una casetta e dice ma quasi, quasi … , penso che sia una cosa collegata , ma penso che i tempi siano anche lunghi. Non possiamo dire il prossimo anno speriamo che questa esperienza vada bene per poterla replicare. Secondo me si può provare anche con dei privati.  Mettere le case, magari con l’intervento del comune, a un prezzo mitigato con della terra assieme, in comodato d’uso per i primi due, tre anni  per poter incentivare…  Cosa manca qua sono le persone, senz’altro le persone in pianta stabile che vivano qua anche d’inverno, questo sarebbe eccezionale. Dimostrare che può esserci un vantaggio venire qua e non andare a Priero.

E il vantaggio quale potrebbe essere? Immaginiamo un reddito o uno spender meno rispetto a Priero.  Io parlo di Priero, ma potrebbe essere un qualsiasi altro paese .

Mimì che è presente, insieme a Giorgio,  all’intervista interviene sostenendo che  servirebbero soprattutto delle strutture ricettive, perché essendo a poca distanza dalla bassa Langa, di riflesso si lavorerebbe lo stesso. Una volta la gente che veniva qui si accontentava,  stavano ed erano contenti, qualcosa di recettivo bisognerebbe incominciare a farlo.

Anche Giorgio interviene raccontando che andando in bicicletta dalla parte della Pavoncella ha trovato diversi turisti: chi andava a cavallo, chi in bicicletta, ecco forse ci vorrebbe una struttura del genere, che offrisse  ricezione, ma anche proposte sportive,però crearla costa , ma si può trovare il sistema, tutti insieme tra noi come per  la gestione del Ristorante  e del Bar…

Mimì: “ E’ diverso ancora,  con il  bed and breakfast perché non devi fare da mangiare  e ti lascia parecchio spazio”

M. Rebuffo : “ Occorrerebbe un privato che investa , che affronti…

Giorgio: “ E la gente che ho incontrato arrivava da Serra Lunga pensate, perciò avevano già un programma …

Adriano : “ Tra l’altro, in più di un’occasione, forse anche in un’iniziativa qui,è stato detto che se il b&b non  supera le tre, quattro camere anche dal punto di vista delle autorizzazioni e delle regole è tutto  piuttosto semplice …

Mimì: “ Però devi avere comunque perché funzioni  qualcosa di carino….

Renata: “ ricordiamoci che di “carino”  c’è anche il paese. ..

Mimmì: “ Si, però ci vuole la camera, ci vuole il bagno, ….

M. Rebuffo: “ Si, però alla base di tutto, in paesi come il nostro ci sta bene anche l’Albergo Diiffuso,

una stanza, un bagno; ci vuole poi un punto dove il turista che viene possa chiedere dove può dormire, e in questo caso ci vuole l’intervento del privato per le stanze. L’altro problema sono le passeggiate  che non sono tanto bene indicate, perché gli puoi proporre che in mezz’ora puoi andare al mare o in mezz’ora vai in montagna, ma qua, cosa proponi ? La Torre, gli Affreschi, fai la passeggiata , ma glielo devi spiegare, non puoi dire vai là che puoi camminare tutto il giorno, perché quello si perde e non lo trovi mai più.                                           E per il resto cosa gli fai fare?

Enrico: “ Anche niente …

M. Rebuffo:” Ci fossero  due cavalli … trekking …

Renata : “ Giri di cappelle, venire in Biblioteca, le serate della Pro loco, quelle del Comitato, ci sono i funghi, di cose ce ne sono…  E poi vorrei dire una cosa: ci si lamenta che qui di gente ce n’è poca, è vero, però la cosa incredibile è che la gente che è qua che è anche abbastanza anziana, rispetto ai molti loro  coetanei di città che se vanno sulle panchine, qua lavorano, sanno e possono anche essere insegnanti per i bambini di esperienze che nessuna palestra , scuola di danza insegna:vivere e conoscere la Natura, affrontare esperienze, scoprire tempi e ritmi diversi: qui sarete in pochi ma ognuno vale tantissimo, perché continua a lavorare anche da anziano e ha accumulato un’esperienza che non è da poco.  Siete stracarichi di cose da “ vendere” : l’esperienza delle persone, la cultura, la bellezza dei posti, l’albergo diffuso, la capacità e le proposte della Pro Loco e ora anche del Comitato di Valorizzazione….

M . Rebuffo :“ Si, sempre gli stessi, sempre meno.. se andiamo avanti così rischiamo il prossimo anno …

Mimì  [ riferendosi alla Pro Loco]: “ Il ricambio c’è già stato, queste ragazze come Marcella, Cinzia, Marzia …. si danno un sacco da fare, e loro oltretutto vanno anche  a lavorare fuori, il ricambio c’è e non l’avresti mai pensato.. io mi ricordo che quando Beppe è morto si diceva “ Addio Pro Loco”, la Pro Loco invece non è andata, perché Giancarlo si è messo lì, c’è sempre il ricambio, fai degli errori, ma cerchi sempre di andare avanti… prima ancora c’è stato Scarzella, poi dopo Beppe che ha incominciato con queste cene e da lì, piano piano….

M . Rebuffo :“ Si volontà ce n’è tanta…

Renata : “ E poi siete simpatici, perché quando si parla di Castelnuovo senti dire:<< ah, quelli di Castelnuovo, fanno di tutto, è gente in gamba…>> e poi ricordate che potete trovare aiuto anche fuori del paese vista la simpatia che si prova per voi.”

 

Il discorso poi passa sul canto, sulle messe cantate, Mimì ricorda che ci sono certi canti di chiesa che si cantavano una volta che  quando li sentiva le veniva la pelle d’oca. Ricorda quando cantava la mamma di Vittorio, e Faustina, quando cantava la mamma di Maura, e altre che cantavano bene: Elsa,  e la mamma di Mauro  era proprio emozionante. Mimì a quei tempi non abitava ancora qui fissa, e ancora adesso spiega Quando sentivo uno di quei canti, specialmente quando entravano poi gli uomini, il contrasto tra i due modi di cantare tra uomini e donne era bellissimo. Da commuoversi”

Renata è rimasta affascinata dal racconto di Mimì e si immagina questi cori dentro la Cappella. E spera che prima che si perda tutto si possano raccogliere  e registrare: un ulteriore patrimonio autentico  e spontaneo del paese  da non disperdere.

E’ stato insomma un incontro proficuo, articolato,  ricco di riflessioni, di proposte, di sogni, che se venissero ulteriormente discussi potrebbero trasformarsi in progetti da realizzare.                                                                                        

Non poteva esserci miglior conclusione per terminare  la prima serie di incontri e  dare modo ad Adriano di costruire un primo filmato su questa entusiasmante esperienza . 

Fine del primo tempo dunque,

ma speriamo di poter continuare

ascoltando i villeggianti e i tanti altri abitanti del paese

 o chi il paese lo frequenta.

SIETE ALLORA TUTTI INVITATI

VENERDI’ 14 AGOSTO, IN CAPPELLA

ALLE ORE 21

ALLA PROIEZIONE DI  “ CASTELNUOVO SI RACCONTA”

 

 

 

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