BIBLIOTECA: 5 maggio, incontro con Oreste e Giuseppe

Castelnuovo di Ceva 5 maggio 2015-05-13

incontro con Oreste e Giuseppe (riassunto della registrazione)

 Un’alchimia di emozioni e di riflessioni si crea ogni volta che si ascolta una testimonianza. Trascritta e poi riassunta anche questa  allungherà l’elenco degli intervistati sul sito del Comitato di Valorizzazione di Castelnuovo sotto la voce Biblioteca.

Sospesa nell’aria aleggia una domanda:

 “ Quale sarà il futuro per questo paese? Per il suo territorio? Quale l’evolversi della sua storia millenaria?”

 Riflettere anche su queste testimonianze potrebbe essere d’aiuto nel partecipare alla domanda, nel cercare ipotesi di risposta.

 Renata: “ La tua infanzia?

Oreste : Un’infanzia più o meno tranquilla: giocare, andare al pascolo, combinare qualche marachella in giro… come appendersi al triciclo a motore di Ciculin (?)e farci trasportare in salita, mentre lui si chiedeva come mai stesse andando così piano.  Il ricordo vago del nonno, come in un sogno, che mi portava fino alla cappella con un carretto… Nonno che era stato in America ed era tornato con dieci mila lire.

In famiglia (eravamo)io, mia sorella, padre e madre…  I miei lavoravano esclusivamente in campagna..  dopo sono arrivati l’acquedotto, l’autostrada, ma prima qua era solo campagna.

Pochi quei fortunati che andavano all’Acna di Cengio.  varie 011

Fortunati perché avevano uno stipendio garantito…

Forse mi sarebbe anche piaciuto lavorare in campagna,ma mio padre non era d’accordo con le mie idee e allora ho cambiato, io volevo i macchinari, lui aveva solo il bue che gli dava sostegno. L’unica macchina che sono riuscito a fargli comprare è stata la falciatrice, lui non poteva più falciare e io quando falciavo, non tenevo la giusta inclinazione e strappavo le falci. Loro costavano cinque, sei mila lire l’una. In campagna iniziavi dai lavori più semplici, facendo tanta attenzione, perche se gli rovinavi qualcosa… non si fidava a farmi potare la vigna né mi lasciava riempire il carro con il fieno per paura che non lo facessi bene

Campagna vuole  dire anche portare, già da piccoli,  le mucche e le pecore al pascolo e lì, come faceva Oreste, poter dare spazio alla propria fantasia e giocare ai cow-boy  a dorso delle pecore, prendendo lo spunto dalle strisce dei fumetti che apparivano sulla Gazzetta del Popolo.

 A scuola Oreste va volentieri, ha memoria e se la cava bene dice modestamente.

In realtà è curioso, vorrebbe andare a scuola  a Ceva, per  studiare elettronica, ma questo vorrebbe  dire vivere fuori, andare in collegio:  Castelnuovo non ha mezzi pubblici che lo colleghino con Ceva .

Tutto questo costa, il padre dice di non poter sostenere le spese.

  Oreste:“Di conseguenza io ho incominciato  a lavorare fuori e ho sempre lavorato, fuori

All’inizio vicino a casa, prima a fare il garzone da Aldo il muratore, poi

in segheria  a Priero. Gli capita la possibilità di andare a Millesimo a fare il tornitore,ma il padre dice no, considera la cittadina un posto di perdizione. Men che meno darà l’assenso perché vada  ad impratichirsi da un cuoco  a Torino, occasione che gli viene proposta da un capocantiere dell’autostrada loro ospite durante i lavori. Lavora così nei dintorni; quando torna a casa c’è da vangare gli orti, o al mattino alle quattro piantare i fagioli, fare il fieno…

Si sposta con la bicicletta lungo la strada tortuosa, ancora da asfaltare e in salita quando torna a Castelnuovo. Un giorno sbatte contro un camion,la bici si accartoccia, lui la prende e fugge via spaventato, ma altrettanto spaventato è l’autista che lo insegue  preoccupato per lui.

Arriva poi l’epoca del militare.

 Oreste: Fino a vent’anni, ventuno, fino a che non ho fatto il militare abitavo qui, poi (il paese)è diventato un punto d’appoggio, ero sempre fuori, sempre esterno, se non quando rientravo .

Renata: Con che sguardo guardavi al paese, quando tornavi? Con nostalgia, con indifferenza? Con la voglia che cambiasse?

Oreste: “ Che cambiasse forse si, perché cambiava tutto in giro per il mondo. Rimanere sempre allo stesso livello… Comunque qualcosa cambiava anche in paese,macchine,moto..

Ci rivolgiamo a Giuseppe, lui ha diciassette anni meno di Oreste che ne ha sessantasette.

Giuseppe: “ Posso partire con la stessa domanda che hai fatto ad Oreste? La mia è stata un’infanzia breve: sono rimasto senza padre a quattordici anni. Avevo una sorellina, nata quindici anni prima, ma morta poco dopo. Sono nato l’anno dopo che è morta la mamma di mio padre, pare che lei facesse pressioni perché non nascessero altri bambini. I miei genitori erano già in età avanzata, mia mamma aveva quarantatre anni e mio padre cinquantatre. “  varie 006

 Giuseppe ha vissuto insieme al padre per soli quattordici anni, con la morte improvvisa  del padre per infarto, Giuseppe si ritrova adulto e capofamiglia giovanissimo. Sarà proprio nel padre di Oreste che troverà una buona compagnia e validi insegnamenti.

Anche se come fa notare Oreste, i padri non si sbilanciavano nel renderli partecipi delle loro conoscenze, anche se erano i figli. L’unica cosa che il padre gli ha insegnato aggiungerà saranno i termini, i confini della loro proprietà.

Tra Oreste e il padre le vedute invece sono diverse così, finito il militare, lascia il paese e la famiglia. Il lavoro lo porta lontano: Napoli, Bari, Vittorio Veneto a montare ponti radio. A casa telefona per far sapere che è sempre vivo.

 Entrambi, oltre ad essere diversi per età e carattere hanno storie diverse che tuttavia in molte  occasioni si intrecciano o si alternano.

 Giuseppe, al contrario di Oreste inizia le scuola da saldatore a Ceva, ma anche lui deve andare in collegio, perche i collegamenti che ora ci sono, non sono adeguati agli orari della sua scuola. Così a Natale, dice basta: lavorerà. Dopo qualche lavoro in paese verrà assunto da Aldo Bianchini il muratore  e per tre anni lavoreranno a Montezemolo, poi andrà a lavorare da un carrozziere per sette anni,  infine entrerà nella fonderia di Lesegno.

 Fonderia dove anche Oreste aveva fatto domanda, ma all’atto dell’assunzione non si è presentato sembrandogli il …purgatorio.

Tra la famiglia di Oreste e quella di Giuseppe ci sono anche legami di amicizia: la nonna di Giuseppe era stata la madrina della mamma di Oreste, e cuoceva, nel suo forno anche il pane per loro. Riceveva in cambio per il servizio due pagnotte.

 Il forno, ultracentenario, ma di grandi dimensioni è stato poi abbattuto.

Se il padre di Oreste non voleva mezzi meccanici , il padre di Giuseppe aveva invece un trattore che partiva con difficoltà. Un tempo anche acquisti così importanti si facevano sia raggranellando con parsimonia i soldi, ma anche la parola data era una garanzia per il venditore se conosceva l’ acquirente.

Giuseppe mentre lavora a Lesegno lascia perdere la campagna:

Facevamo guerra e fuoco perché mia madre insisteva perché si coltivassero le patate e io non ci sentivo. Per un bel po’ di anni non le abbiamo messe, perché secondo me era una cosa inutile, io avevo la mia teoria , faccio mezza giornata di lavoro e ti copro di patate, e non fai nessuna fatica”

In ogni caso, in questi anni, Enrico, Oreste, Giuseppe e non solo loro, hanno fatto partire una coltivazione di fagioli, dopo aver ripulito terreni lasciati incolti.  Questa attività a Giuseppe piace :

E’ un divertimento, un passatempo, una compagnia, una socializzazione, può dare  un buon esempio…Sempre che venga interpretato, perche tu puoi trasmettere quello che vuoi ma se non c’è ricezione dalla parte opposta..

Renata chiede se si può guardare a questa terra, a questo paese con occhi nuovi? Come  trovarle nuovi valori?

Giuseppe pensa che tra i  venti e i quarant’anni, si ha una visione della vita un po’ superficiale, non sei attento, pensi a tutt’altre cose, questi approfondimenti subentrano maturando.

Oreste: “A vent’anni, pensi solo a te…

Enrico “ Futuro del paese ?

Giuseppe  “Questa domanda mi fa venire in mente la tua domanda del questionario di quest’inverno, ti ricordi che la risposta era No? Non ce la facciamo. Tu credi che ce la facciamo?

Enrico “Si

Risate e battuta di Oreste Baldo giovane

Enrico “ Ce la potremmo fare..

Ma viene fermato da Giuseppe Sai a me è venuta in mente questa  battuta: noi andiamo avanti credendoci di farcela..

 Enrico “ Perfetto, appunto …

Oreste “ Non saprei, io non sono un denigratore delle cose, ma non vedo molta luce

 A questo punto tutti e tre, Oreste, Giuseppe, Enrico, si accommiatano da noi perché vanno a …  piantare le patate!!

 

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