BIBLIOTECA, 9 giugno: incontro con Silvia e Giorgio.
Riassunto dell’ incontro con Silvia e Giorgio del 9 giugno.
Dopo giornate di gran caldo a cui i metereologi avevano dato il nome di “ Scipione l’Africano”, il tempo ora si è fatto incerto e piovoso.
L’incontro di oggi è con Silvia Bianchino e Giorgio Patrono.
Entrambi hanno con sé due foto testimonianza: quella di Silvia immortala l’inaugurazione del bar del’Osteria del Pino, c’è suo padre, Aldo Bianchino al centro che serve un … Fernet (?). Con lui il giovane Vincenzo e poi Rosalda, Piergiorgio e Ilva. Sul banco tazzine, caramelle, dolcetti nelle vetrinette e dietro, sulle mensole, lunghe file di liquori. Da dietro il dispensatore di scatolette di caramelle si intravede la coppa del macinacaffè e, ormai sul margine della foto, lo spigolo della macchina da caffè. La foto è in bianco e nero, non ha cornice , i bordi sono lisci, misura 17 centimetri e mezzo per 23 e mezzo.
La foto di Giorgio è a colori, ha le stesse dimensioni di quella di Silvia, è incorniciata. Sei giovani uomini occupano tutto lo spazio. Quattro , al centro, sono giovani sportivi in canottiera rossa bordata di bianco , due portano calzoni bianchi lunghi, e due sono in calzoncini corti. Tre di loro hanno la mano destra fasciata, uno tiene, con la mano sinistra, una pallina: sono giocatori di Pallapugno: la squadra di Castelnuovo .
Giorgio è il primo dei quattro, il secondo, da sinistra. La foto immortala il torneo vinto nel ’75.
Incomincia così il nostro incontro.
Con Giorgio la piazza diventa non solo luogo di incontro, o di lavoro, ma anche uno spazio sportivo. E’ uno sport, un’usanza che c’è sempre stata spiega.
Incomincia giovanissimo, insieme all’amico Mauro Moretti, diventato poi ingegnere, tra i camion parcheggiati in attesa di partire. Vengono notati dal maestro Canavese e dal notaio Rebuffo, anche loro giocatori, e ricevono i primi insegnamenti. E’ da qui che parte una bella esperienza per Giorgio che si interrompe, in parte, con la morte del padre.
Riprende poi due anni dopo e ad Alba ha la soddisfazione di piazzarsi secondo dopo Balocco.
Poi il torneo vinto nel ’75.
Giorgio giocherà con la Spes Savona di cui ricorda con grande piacere il Rag. Ivaldi, una persona squisita, spiega-
Termina con le gare a palla pugno a 51 anni.
Ma un vero sportivo lo sport non l’abbandona mai e così ora va in bicicletta.
Lo sport, ma anche lo studio. In collegio dai Filippini, a Mondovì. Rientro a casa una volta al mese, ogni settimana in direzione per ragguagliare dei voti presi. Diplomato diventerà disegnatore meccanico a Maxicar, dove diventa responsabile.
Vive a Ceva, ma come tutti quelli nati a Castelnuovo è molto spesso in paese. Il lavoro in campagna non gli è estraneo, ma il lavoro preferito è quello che ha imparato dal padre: il taglio del bosco. Una volta gli alberi non invecchiavano come adesso, anzi dai giovani castagni si ricavavano delle strisce, bende, che venivano trasportate dal marito di Teresina ed erano acquistate soprattutto a Roccavignale e servivano per costruire ceste. Una volta il taglio veniva fatto in coppia con l’accetta con colpi sincronizzati, efficaci e progressivi. Poi si è passati alla motosega.
Nel bosco l’incontro con volpi e cinghiali, mentre non ricorda i caprioli. Silvia osserva che adesso è il contrario, i cinghiali sono spariti, i caprioli abbondano.
Un altro ricordo di Giorgio risale al 25 aprile del 1966: è festa, molti di loro ragazzi , anche se la giornata è brutta e nebbiosa stanno giocando a pallone quando si sente un gran boato. Oreste è più grande e guida la lambretta, Giorgio salta con lui sullo scooter e via a vedere. Uno spettacolo terrificante, un aereo che portava otto persone è precipitato, l’elica è conficcata nel ceppo, che solo uno sguardo esperto come quello di Giorgio, sa riconoscere di ciliegio. L’acre odore di bruciato che durerà giorni e giorni, corpi ammonticchiati che bruciano. In paese intanto hanno avvisato i carabinieri che subito sono increduli. Saranno giornate drammatiche, l’arrivo dei genitori del pilota: l’onorevole valdostano Gex, che riusciranno a salire al luogo dell’incidente con il trattore del papà di Giorgio. E con due trattori, l’altro guidato dal papà di Gino, scenderanno otto bare.
Dolore, confusione, l’arrivo di giornalisti e della tv, curiosi dai paesi vicini che per parecchio tempo sono presenti a Castelnuovo di Ceva.
Silvia è molto piccola, ma segue la tv e si arrabbia che il paese non venga mai nominato ma definito solo “Nei dintorni di Ceva”
Anche se il dramma appartiene a cinquant’anni fa, proprio l’anno scorso c’è stata la riapertura delle indagini per l’ipotesi di un attentato e non di un incidente.
Silvia è figlia di Aldo Bianchino. Una persona che è stata nominata in varie interviste sempre in modo molto positivo. Silvia conferma. Il padre ha svolto molte occupazioni: la costruzione di gallerie sull’autostrada a Genova, che gli fa spostare la famiglia a Savona, ma qualche tempo dopo i genitori della moglie chiedono aiuto perché non riescono a far più andare avanti il ristorante da soli. Rientrano così a Castelnuovo, “il paese delle fate” come l’ha soprannominato Silvia. Rinnovano il locale che viene inaugurato come si vede dalla foto, e gli viene dato il nome di “ Osteria del Pino” ha camere, bar, negozio e ristorante. Nel frattempo i primi villeggianti, genovesi che, grazie al passa parola,aumentano di anno in anno. Silvia, ora sui quatto, cinque anni ha un fischietto per chiamare al pranzo i villeggianti che aspettano seduti sulla piazza.
Il ristorante ha il primo telefono, la prima televisione. Per la festa dell’Assunta oltre ai momenti religiosi, vengono aggiunti in quegli anni i giochi campestri, l’albero della cuccagna, si è da il via alla “Mangia e vai” che proprio quest’anno compie vent’anni. A secondo degli acquisti i clienti ricevevano in omaggio oggetti per la casa.
Aldo sa fare tante altre cose, impresario, fabbro, falegname, fa le iniezioni, da una mano ad aggiustare le automobili, guida il primo servizio bus.
Silvia cresce, studia da maestra d’asilo e inizia a lavorare a Frabosa Sottana in una scuola privata, per sette anni. Svolgerà tutte le attività che ruotano intorno a questo servizio: trasporto dei bambini con il pulmino da Artesina, Prato Nevoso e altre località intorno, insegnamento, programmazioni, ma anche la pulizia della scuola. A Frabosa ci resta sette anni, poi un intermezzo a Castelnuovo. Su richiesta pressante del sindaco di allora perché si aprisse di nuovo il ristorante , Silvia ritorna. Questa volta il locale è stato spostato nell’ex municipio, dove è tutt’ora locato con il nome di “ San Maurizio” qui Silvia vi passerà cinque anni.
Adesso è tornata ad insegnare , ha tre scuole: Piozzo, Vicoforte e Dogliani.
Chiediamo a Silvia anche di sua mamma. E lei risponde così : “ Dio li fa e poi li accoppia. La mamma non ha potuto studiare tanto ma le piaceva molto. Ricordava, ancora dopo anni le battute degli spettacoli teatrali che la maestra Maria faceva imparare. Ha poi tenuto un diario sul periodo della Resistenza, e ha poi continuato a scrivere tanti altri ricordi successivi che raccontano gli aspetti della loro vita familiare. Un diario che noi figli dobbiamo ancora leggere, perché a queste cose così ricche di emozioni e di fatti bisogna essere preparati.”
Silvia dal paese di Castelnuovo (sento il dovere, ma anche il piacere di nominarglielo sempre )non pensa di andarsene, è anch’esso una specie di diario di una vita, quella di Silvia, con i suoi angoli, le sue case e le sue strade, i campi, e i grandi castagni. Ma lo è, in qualche modo un diario, anche per tutti gli altri abitanti del paese, un diario in parte letto attraverso i ricordi e i racconti, alcuni dei quali stanno entrando a far parte di queste testimonianze e , tra vivi e morti, tra fatti e aneddoti, tutto riprende vita e diritto a restare in qualche modo vivo. E questo ovviamente se Castelnuovo continuerà a vivere.
Quest’anno, proprio per la cresima di suo figlio Luca, il 27 luglio, qui a Castelnuovo di Ceva tornerà il Vescovo ci racconta Silvia. “ Sembrava impossibile per i Parroci, invece il Vescovo si è detto disponibile”