DAL SERVIZIO FOTOGRAFICO DI “TORINO STORIA” IN CAPPELLA ALLE RIFLESSIONI SULLE APERTURE AUTOMATICHE
Qualche giorno fa due giornalisti di Torino storia (https://torinostoria.com/) hanno fatto visita alla cappella san Maurizio.
Il periodico torinese sta preparando una documentazione sull’arte tardo gotica del monregalese e, dopo aver visitato la chiesa di san Fiorenzo in Bastia, sono venuti a Castelnuovo.
Nella cappella hanno fatto un servizio fotografico e, dopo qualche giorno, ci hanno inviato copia di alcune immagini tra le tante che Gianfranco Verrua ha fotografato.
Al di là della definizione e chiarezza, sono, come si può constatare, inquadrature che mancavano nel nostro archivio perché non hanno le deformazioni prospettiche che l’attrezzatura fotografica normalmente usata produce.
I collaboratori di Torino storia sono arrivati al paese, e al contatto che li ha accolti, attraverso il passaparola; in questo caso Aldo Clerico, rappresentante della associazione san Fiorenzo, come spesso fa, ha fornito le relative indicazioni.
Questo episodio permette di constatare come, nonostante ne sia stata più volte rilevata l’esigenza anche da parte di rappresentanti di enti a ciò preposti, manchi un “luogo” che raccolga il censimento dei beni presenti nel “territorio” (termine sfuggente, abusato e senza appropriati confini di riferimento) fornendo le informazioni relative.
Vi sono invece frammenti di informazioni, cartacee o sul web, ma nulla di coordinato né di esauriente.
A fronte di tanta retorica sulle valorizzazioni, si registrano prevalentemente comunicazioni episodiche, frammentarie e, soprattutto, espressione del proprio particolare campanile.
Qualche anno fa il Comitato di Castelnuovo, ha realizzato – in forma di tabellone da esporsi in prossimità del proprio bene – la Mappa d’Arte (https://www.castelnuovodiceva.com/mappe/) una segnalazione delle cappelle affrescate nell’area vicina a Castelnuovo). Con questa proposta, accolta da diversi Comuni, si è voluto contribuire ad una visione corale e collaborativa, ma, benchè parziale (si è trattato di un esperimento), è stata apprezzata da quanti, di fronte a quella esposta in san Maurizio, si sono presi nota di quanti beni artistici non conoscessero, proponendosi ulteriori visite.
Si tratta di un episodio modesto, ma significativo per avviare un ragionamento sul come valorizzare e, quindi, sulla informazione disponibile e sulle modalità di accesso.
L’esperienza maturata dal Comitato di Castelnuovo dimostra che esse sono affidate al volontariato senza un coordinamento reale, stabile, affidabile ed efficace.
Deve essere anche e soprattutto efficace; verificato e controllato nei suoi effetti perché alcune iniziative di valorizzazione turistica vengono avviate con dispendio di denaro (pubblico) con un modesto studio progettuale di base e si affidano, soprattutto, alla speranza che funzionino.
Certamente, oltre al problema del coordinamento e della promozione, va risolto anche il problema dell’accesso e delle aperture. Per questo, ultimamente, vengono presentati progetti che si basano sulla soluzione tecnica di una apertura automatizzata della porta. In alcuni casi, certamente, risolutiva, soprattutto se il bene è lontano dall’abitato. In altri, però, affidarsi al solo automatismo, si mortifica, di fatto, la relazione con il visitatore. Al di là delle competenze storiche e artistiche, non necessariamente essenziali, quella che viene meno è l’accoglienza, la possibilità di presentare il paese, le sue caratteristiche, bellezze, potenzialità, difficoltà.
Nella esperienza del Comitato, questo è stato il valore aggiunto alla visita che è stato apprezzato dal l’ospite; altrimenti si corre il rischio di favorire estraneità, soprattutto col turista frettoloso e superficiale, quello che, ahinoi, caratterizza il fenomeno contemporaneo del turismo: si dovrebbe, invece, contribuire al far vivere una esperienza reale.