Dall’immagine della natività a quella della adorazione: un percorso teologico attraverso i secoli seguendo le immagini presentate a Castelnuovo da Luigi Sambuelli.
Ad un pubblico attento, Luigi Sambuelli, docente a Torino di geofisica, ma appassionato di arte, sabato 19/12, nella cappella di S. Maurizio, ha raccontato per immagini la storia della rappresentazione della natività.
Se oggi siamo abituati a quella della adorazione della Madonna e di Giuseppe ad un bimbo “luminoso” su un giaciglio/culla/lettino, non è sempre stato così.
Con una serie di interessanti immagini lo studioso e ricercatore ha mostrato come le prime rappresentazioni della natività si trovino a partire dal IV sec. e come, ovviamente, rappresentino, e abbiano continuato a farlo per molti secoli,la cultura religiosa e teologica del particolare momento storico.
Il dibattito e lo scontro tra le diverse interpretazioni religiose, alcune bollate come eretiche e perseguitate, rende evidente come anche nella rappresentazione della natività si siano espresse le tensioni religiose, il confronto tra oriente ed occidente, tra fonti storiche diverse, i vangeli canonici e quelli apocrifi, tra le diverse dottrine.
In particolare, ed il pubblico ha mostrato sorpresa, non poche natività mostrano, fino al XV sec., una Madonna sdraiata su letto o giaciglio, un bimbo in fasce a lei vicino, ma in genere in posizione superiore, un Giuseppe appartato e pensoso/corrucciato, e, in genere in basso nella rappresentazione, un secondo bambino che amorevolmente due donne, le levatrici, stanno per lavare, immergere, in un catino.
Perché è stato con tanta frequenza e in diverse località del mondo cristiano utilizzato questo schema compositivo? Il ricercatore Sambuelli ha sostenuto che il pittore dell’epoca non era libero di scegliere la forma, ma essa era invece il risultato delle indicazioni dei religiosi che ne sovrintendevano l’opera, convinti, come affermato nel 600 da Gregorio Magno, che” …la pittura adempie per gli ignoranti la stessa funzione che ha la scrittura per chi sa leggere; nella pittura gli ignoranti vedono gli esempi da seguire, in essa leggono coloro che non sanno leggere; e le immagini sono state poste nelle chiese non per essere adorate, ma solo ed esclusivamente per istruire le menti degli indotti:”
Nel nostro caso particolare i due bambini starebbero ad affermare ciò che non era ancora condiviso nel mondo cristiano: la doppia natura di Gesù, divina ed umana. (l’immagine: miniatura da Salterio di Egberto, autore anonimo, 981)
Tale principio fu per secoli oggetto di dispute e solo quando fu accettato e consolidato quella rappresentazione della natività perse la sua ragion d’essere e divenne quella della adorazione di un bambino nato “nudo ma pulitissimo, la sua pelle era nitidissima e sul suo corpo non c’era ombre di lordura e di immondezza” (da “le celesti rivelazioni” di S. Brigida, 1373)
Il relatore ha concluso la trattazione affermando che il 1500 rappresenta per la sua ricerca il vero momento del cambiamento; da quel periodo non si trovano più le levatrici, neppure il bagno al bambino; restano il bue e l’asino, ma Maria non è più sdraiata ma inginocchiata in adorazione o in piedi o seduta; non ci sono più natività in grotta.