Martedì 20 gennaio, prime interviste in biblioteca: le signore Dina e Elide ricordano …
Dopo la “veglia dei ricordi” tenuta nella trattoria San Maurizio Mercoledì 14 gennaio, si è avviata, Martedì 20, la raccolta di testimonianze degli abitanti del Paese.
Nel primo incontro sono state testimoni Elida e Dina. Abbiamo trascorso con loro due ore intense.
Successivamente ci siamo dedicati alla trascrizione delle note prese a mano e della registrazione dell’audiocassetta. Un lavoro lungo, ma bello perché è stato a sua volta stimolante sul piano delle osservazioni e delle riflessioni.
Ci siamo posti molte domande su quanto avevamo ascoltato, e sul nostro modo di operare per imparare a valorizzare le trame di vite e il loro intrecciarsi più o men consapevolmente con quello della Storia dello stesso periodo.
L’epoca descritta parte dalla seconda guerra mondiale, vista con occhi di bambina da Elida, che non dimentica i fatti tragici ancora a distanza di anni.
Dina, nata dopo, ma ricorderà spesso la tristezza del padre di cui a consapevolezza fin da bambina. Il padre era giunto a casa solo nel ’46 con i ricordi di gente che stava ancora peggio di loro che erano arrivati “fin là” per combatterli.
Un racconto che in molti momenti ha l’impeto della galoppata, si acquieta quando si giunge al presente.
Scorrono avvenimenti e personaggi, nei ricordi di Dina e di Elida, emerge su tutto il lavoro continuo, incessante della cura della campagna, fin da piccoli, aiutando nel pascolo, pur andando anche a scuola, affrontando lunghi percorsi a piedi, e poi il lavoro a 11, 12 anni presso altre famiglie, o gratuito se andavi ad imparare un mestiere.
Poco lo studio sui libri, interrotto dopo tre o quattro classi, ma tanto imparare, attraverso l’esempio degli altri .
Apprendere il lavoro pratico della campagna, del far da mangiare,imparare a cucire, e poi sempre ripetuti gli insegnamenti a vivere, ad affrontare le avversità della vita: sapersi accontentare, non avere pretese, vivere e lasciar vivere, essere onesti . Costante l’impegno e la voglia, in alcuni, a progredire, a migliorare la propria condizione quando i tempi ne daranno l’opportunità: le prime macchine nel lavoro agricolo che davano un po’ di respiro, l’acquedotto e l’autostrada che portano nuove possibilità di lavoro e di soldi, ma ovviamente saranno nuovi lavori da aggiungere a quelli precedenti. Così il padre di Dina si alza alle tre del mattino per fare il pane per il negozio di Jolanda, ma va anche a lavorare all’autostrada e poi con la moglie svolge il lavoro nella cascina a mezzadria.
I sentimenti familiari, il pudore dei sentimenti, i giovani e l’innamoramento, gli imprevisti, le figure generose come quella di Jolanda che ha capacità di guaritrice.
Testimoni che tutto è cambiato, che è impossibile fare un confronto tra questo mondo e quello descritto, che tuttavia non per questo lasceremo perdere.
Nuto Revelli diceva : “Il tempo, come una spugna maledetta, cancella sempre le piccole storie dei poveri.”
Cancellando così anche dignità ed eroismi, impedendo di render conto delle ignoranze imposte e degli sfruttamenti fatti.
Il primo incontro si chiude con l’arrivo dei villeggianti e il loro entusiasmo nel gustare il latte , il burro , le uova fresche che il paese produceva.
Aspettando le prossime testimonianze, un grazie di cuore a Elida e a Dina