21. Pieve di San Giovanni Battista (Sale San Giovanni – CN)
La pieve di san Giovanni, ora chiesa cimiteriale, fu parrocchia fino al 1380. Si presenta in stile romanico lombardo, la sua costruzione risale ai primi decenni dell’XI secolo, forse opera dei frati Benedettini arrivati all’epoca nel territorio di Sale. Recenti lavori di restauro hanno messo in evidenza ad un livello inferiore dell’attuale pavimento resti che, secondo la tradizione, potrebbero essere fatti risalire ad un preesistente tempio pagano.
La struttura della chiesa è in pietra lavorata senza laterizio, all’esterno ha un’ornamentazione ad archetti e lesene. Accanto alla chiesa svetta l’alto campanile con la cuspide ottagonale sopra alla cella campanaria. L’interno è formato da tre navate divise da archi a sesto acuto, sostenuti da possenti pilastri.
Nella chiesa sono conservati affreschi di stile ed epoche molto diverse. Quello più antico occupa interamente il bacino dell’abside centrale, messo in luce da un recente restauro (25). Si tratta della rappresentazione della Deesis, ovvero del Cristo in maestà, nelle vesti di giudice finale, presso il quale intercedono la Madonna e san Giovani Battista. Attorno a Gesù il tetramorfo, la disposizione simmetrica dei quattro esseri viventi diventati poi i simboli degli evangelisti. Una composizione tipica delle pitture di epoca romanica.
Sull’arco trionfale, un Angelo annunciante sovrasta lo stemma dei marchesi di Ceva, chiara indicazione della committenza che, in rapporto allo stile dell’affresco, può essere attribuita a Giorgio II, detto il Nano, marchese di Ceva tra il 1268 e il 1324. Al periodo di transizione tra XIII e XIV secolo risalgono, anche, i resti dell’immagine della Madonna con il Bambino visibili accanto all’acquasantiera all’ingresso della chiesa.
La navata sinistra presenta una successione di affreschi del XVI secolo. Nel primo, ridotto a frammento, si riconosce l’offerta degli occhi di santa Lucia alla Madonna in trono. Il pessimo stato di conservazione non consente una attribuzione certe dell’opera, nonostante l’elevata qualità del volto del Bambino e gli effetti di luce che caratterizzano il trono. Espressioni che si ritrovano nell’affresco firmato da Antonino Occelli nell’abside della chiesa di san Pietro a Mombarcaro, ma qui eseguite da un pittore di maggior talento.
Segue la lapide sepolcrale dell’arciprete di Sale, Don Luigi Parocchia sopra la quale è dipinta una falsa pala d’altare datata 1550, probabilmente opera di Bartolomeo Botonieri da Cherasco (144). Vi è raffigurata la Madonna con il Bambino che porge due grandi chiavi a San Pietro, una d’oro indicante il potere spirituale e una d’argento per il potere materiale. Accanto alla Vergine appare San Giovanni Battista, protettore di Sale, che con una mano regge il libro e l’Agnello e con l’altra un lungo bastone con il cartiglio “Ecce Agnus Dei”. Dietro alla Madonna e ai due santi, due angioletti reggono un grande drappo rosso. Nella lunetta in alto troviamo la Crocefissione tra Maria e Giovanni, affiancata dai protagonisti dell’Annunciazione, a sinistra l’arcangelo Gabriele, con un giglio in mano, che annuncia la Natività a Maria, dipinta a destra protetta da un ampio drappeggio di colore roso.
All’estremità della navata un drappo scuro, trattenuto in alto da due angeli, emerge da uno sfondo a bande nere e oro, i colori dello stemma del marchesato di Ceva. Al centro del drappo una iscrizione ricorda la morte di Agamennone dei marchesi di Ceva avvenuta nel 1588, il giorno decimo delle calende di agosto, cioè il 23 luglio. Nel riquadro superiore dell’affresco su fondo nero, tra due stemmi del marchesato di Ceva, una dedica al signor Adalberto dei Marchesi di Ceva, riportante la data 1568. Il tutto è sormontato da due tronchi d’albero secchi dalla cui base si sviluppano due rami con foglie trattenuti da una mano al centro, sotto la scritta “tien fort”.
L’abside di sinistra conserva l’opera di più alta qualità di tutta la chiesa, dovuta alla committenza di Tommaso Vignoti, ma di autore ignoto. Nel catino un Dio Padre che tiene in mano una corona. Sui muri una Madonna con il Bambino in trono è raffigurata tra san Rocco, un santo Vescovo, sant’Antonio Abate e san Sebastiano.
Nelle pareti e sui pilastri sono visibili altri affreschi opera di diverse mani.
Da segnalare sulla parete destra, subito dopo l’ingresso, san Rocco e san Sebastiano Abate.
Sul primo pilastro a destra si riconosce il Battista che indica l’agnello che si trova sopra il suo libro, riferimento alla celebra frase “ecco l’agnello di Dio …”. Il santo vicino al Battista, visto l’abbigliamento e le gambe sanguinanti, potrebbe essere Lazzaro.
Sul secondo pilastro a destra, i resti di un affresco rappresentante una Madonna che allatta il Bambino. Pregevole disegno sia per le fattezze di Maria sia per l’aureola formata da raggi di luce quasi fluorescente.
Sul secondo pilastro a sinistra è nuovamente rappresentato san Sebastiano questa volta in abiti cortesi; ha lunghi capelli biondi e una spada pendente dal cinturone, solo tre frecce che tiene in mano richiamano il suo martirio. Sempre a sinistra, nel terzo pilastro, troviamo l’immagine di san Secondo che indossa vesti da cavaliere con armatura in ferro e una giornea rossa, antica sopravveste militare che copriva il petto e il dorso del soldato. La mano destra è appoggiata alla spada, mentre quella sinistra regge il modellino della città di Asti di cui è protettore.