05. Chiesa San Giorgio (Cigliè – CN)
La piccola cappella sorge fuori dal paese, in cima a una collina da cui si gode uno splendido panorama sulla pianura cuneese e torinese circondata dalle vette dell’arco alpino.
Gli affreschi di san Luigi, Re di Francia e di san Grato, datati 1637, posti ai lati della grande figura centrale di san Giorgio, testimoniano dell’ampiamento dell’edificio originario.
La cappella primitiva si presentava poco più grande di un pilone votivo. Le dimensioni del muro di fondo dovevano corrispondere a quelle dell’affresco di san Giorgio e del sovrastante Calvario, rappresentato in modo molto contenuto: ai piedi della croce solo la Madonna e san Giovanni, seduti a terra con aria attonita.
Sotto, il grande affresco di san Giorgio attrae la vista (75). Il santo è rappresentato nella veste di cavaliere che uccide il drago salvando così la principessa. Le fisionomie del san Giorgio e della principessa sono caratterizzate da una particolare morbidezza. Pochi affreschi nella zona sfiorano la delicatezza di questo dipinto. Sullo sfondo solo la parte di una torre rossa ed uno scorcio di paesaggio emergono da un fastoso ornato a girali su fondo oro. Di autore ignoto, l’affresco è attribuito al maestro di san Giorgio la cui mano è riconoscibile in altre opere della zona.
Superato Cigliè non si incontrano più centri abitati lungo il percorso, solo piccoli gruppi di case o abitazioni isolate.
In prossimità del bivio per Rocca Cigliè si lascia in basso la cappella di Sant’Eusebio, vescovo di Vercelli, eretta a protezione delle epidemie di peste, documentate tra il 1570 e il 1640 in area piemontese e lombarda. Un’iscrizione ricorda essere “Cappella eretta per voto della Comunità” e venne adibita nelle varie epidemie di peste e di colera a lazzaretto. Si trasportavano in essa gli ammalati per segregarli dalla popolazione sana ed impedire che il focolaio d’infezione si propagasse maggiormente.
La strada prosegue lungo il confine della Langa Cebana, con aperture che consentono un confronto diretto tra il paesaggio della bassa Langa, che ha inizio a Clavesana, caratterizzato dalle geometrie della monocultura della vite, e la varietà delle coperture vegetali delle Langa Cebana, varietà vegetale che si incontra anche su tutte le colline dell’Alta Langa. Con il crescere dell’altitudine, la vigna, presente nel territorio di Cigliè e Rocca Cigliè, è intercalata in misura crescente da noccioleti in continua espansione. Più in alto campi di grano, prati e macchie di boscaglie, spesso di ritorno dopo l’abbandono delle pratiche agricole del secolo scorso.
La storia di Murazzano è legata alla lunga contesa tra i Marchesi di Saluzzo e i Savoia, che ne vennero definitivamente in possesso solo nel 1625. Il paese sorge in posizione strategica: la torre del castello permette il controllo di tutto il territorio della Langa Cebana e della bassa Langa verso Clavesana. Importante nodo stradale, sul suo territorio confluivano i percorsi provenienti da Bastia e da Dogliani per proseguire, lungo la “pedaggera” fino a Montezemolo e poi scendere al porto di Savona. Ancora ai primi dell’ottocento il prefetto napoleonico Chabrol de Volvic, nella sua Statistica del Dipartimento di Montenotte, riporta, sostenendola, la richiesta dei comuni di Murazzano e di Dogliani di procedere alla riparazione della strada che va da Montezemolo a Cherasco. Rileva che si tratta di una “strada già quasi pronta e assai comoda: ed è la più corta da Savona e da Finale per Torino”.